Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori (per almeno due settimane umore depresso o perdita di interesse, accompagnati da almeno altri quattro sintomi depressivi).
Il Disturbo Bipolare I è caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti, solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori. Un Episodio Maniacale è definito da un periodo durante il quale vi è un umore anormalmente e persistentemente elevato, espanso o irritabile a cui generalmente si accompagnano: autostima ipertrofica, che va dalla fiducia in sé stesso priva di critica alla grandiosità marcata e può raggiungere proporzioni deliranti; ridotto bisogno di sonno: Il soggetto si sveglia solitamente molte ore prima che di abitudine, sentendosi pieno di energie; eloquio maniacale: tipicamente pressante, ad alta voce, rapido e difficile da interrompere; i pensieri dell’individuo possono correre, spesso, più velocemente di quanto possano essere articolati. L’aumento di attività finalizzata spesso implica un’eccessiva pianificazione e partecipazione ad attività multiple È spesso presente un aumento della libido, delle fantasie e dei comportamenti sessuali.
Il Disturbo Bipolare II è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale.
Caratteristiche del Disturbo Depressivo Maggiore
La Depressione, così come si manifesta nel Disturbo Depressivo Maggiore, rappresenta un entità clinica particolarmente invalidante, tanto da compromettere significativamente i diversi ambiti ( sociale, lavorativo, affettivo ecc.) della vita dell’individuo. L’aspetto più caratteristico che accompagna la depressione è una marcata flessione dell’umore che tipicamente si riflette nello stato d’animo della persona depressa che appare scoraggiata, abbattuta, malinconica e disperata. A differenza della tristezza, che può essere considerata uno stato d’animo normale e passeggero, la depressione si presenta agli occhi dell’individuo come condizione permanente, immodificabile e quindi senza speranza; la mancanza di speranza è probabilmente uno dei motivi che spinge un numero significativo di depressi al suicidio (si stima che il 15% dei soggetti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore grave muore per suicidio). Questa condizione è comprovata dal disinteresse per attività che in passato sono state fonte di piacere (hobby, interessi ecc.). Alla flessione dell’umore si possono accompagnare, in maniera variabile da individuo a individuo, alterazioni del sonno, dell’appetito, stanchezza, faticabilità, rallentamento psicomotorio, agitazione, rallentamento del pensiero, difficoltà di concentrazione, sentimenti di colpa e auto-svalutazione, ruminazione ossessiva, rimuginio, difficoltà sessuali, lamentele somatiche, abuso di sostanze, ideazione suicidaria. Questa condizione di profonda prostrazione produce degli effetti che, in una sorta di circolo vizioso, mantiene ed aggrava il problema; ad esempio il depresso, a causa della facile faticabilità, tende all’immobilismo (spesso sdraiato a letto o sul divano) non sapendo che questa “soluzione “non fa altro che aumentare la faticabilità. Un altro esempio è rappresentato dalla relazione tra depressione e ritiro sociale: tipicamente il depresso tende ad isolarsi (perché si sente indegno, o perché non ha le forze, oppure perché non vuol essere di peso) riducendo in questo modo i rinforzi positivi necessari a migliorarne la condizione. Spesso lo stato di malattia causa disoccupazione, problemi coniugali, inabilità ,che inesorabilmente peggiorano il quadro. Le cause della depressione possono essere molteplici (in letteratura sono presenti diverse ipotesi eziologiche) ma sembra ragionevole pensare che, nell’espressione della malattia, concorrono diversi fattori quali la vulnerabilità genetica, condizioni socio-culturali, eventi stressanti individuali (perdita di una persona cara, disoccupazione, problemi economici ecc.); mediamente l’età d’insorgenza è intorno ai 25 anni.
Caratteristiche del Disturbo (Bipolare I)
Il rischio di suicidio è presente, specie durante l’Episodio Depressivo Maggiore o Misto, nel 10-15% dei casi. Nel Disturbo Bipolare I risultano frequenti le problematiche legate allo scarso successo scolastico, disoccupazione, difficoltà relazionali, manifestazioni violente. Frequentemente al disturbo si associa un eccessivo consumo di alcol o di altre sostanze che né aggravano il quadro e quindi i ricoveri. Tipicamente l’uso di alcol (o di altre sostanze come la cocaina) è associato al “desiderio” dell’individuo di mantenere o ripristinare lo stato up; questa condotta riduce ulteriormente le capacità di giudizio dell’individuo aumentando i rischi di comportamenti aggressivi o autolesivi. Il disturbo può essere accompagnato da altri disturbi di asse I come Abuso o Dipendenza da Sostanze.
Caratteristiche del Disturbo Bipolare II
La caratteristica fondamentale del Disturbo Bipolare II consiste nell’alternarsi di episodi depressivi e episodi ipomaniacali. Un episodio ipomaniacale si caratterizza per il marcato aumento dell’umore che tipicamente si presenta come espanso, festoso, eccessivo, esaltato; queste peculiarità si riflettono sul piano comportamentale con un aumento dei rapporti interpersonali, delle condotte sessuali, delle attività ludiche, della creatività e della produttività. L’individuo affetto dal disturbo può manifestare comportamenti inusuali come dare eccessiva confidenza agli estranei, intraprendere attività inusuali, cambiare stile di vita, aumento delle iniziative sessuali. Ai fini diagnostici l’umore e lo “stile” della persona devono apparire significativamente diversi rispetto alla condizione premorbosa
La personalità è il complesso delle caratteristiche emotive e comportamentali, relativamente stabili e prevedibili, che contraddistinguono un individuo. Quando queste caratteristiche sono rigide e causano un deterioramento funzionale (sociale, personale o professionale) o uno stress soggettivo, si ha un disturbo della personalità (PD). Nella definizione di PD, la natura stessa dell’individuo e il suo modo radicato di vivere e di comportarsi deviano dalle norme accettate dalla sua cultura, in due o più delle seguenti aree: cognizione (il modo di percepire e di interpretare gli eventi e di formarsi un’opinione, o di creare un’immagine di sé e degli altri); umore (sfera, intensità, labilità e appropriatezza dell’affettività e delle risposte emotive); controllo degli impulsi e bisogno di gratificazione; e relazioni con altre persone. Il disturbo inizia a svilupparsi durante l’adolescenza o all’inizio della vita adulta e si mantiene nel tempo. Poiché questi individui generalmente non presentano i sintomi che gli altri percepiscono come tali, possono risultare scarsamente motivati a chiedere un consulto ed un trattamento medico. I PD sono classificati in tre gruppi (Clusters): il gruppo A comprende i disturbi di personalità paranoide, schizoide e schizotipico; gli individui che ne sono affetti sono solitari o eccentrici. Il gruppo B corrisponde ai PD antisociale, borderline, narcisistico e istrionico; i soggetti che ne sono affetti tendono ad essere drammatici, emotivi e dal comportamento erratico. Il gruppo C comprende il PD evitante, dipendente ed ossessivo-compulsivo; gli individui che ne sono affetti risultano ansiosi e paurosi.
Disturbo Paranoide di Personalità
La caratteristica essenziale del Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro pervasivo di sfiducia e sospettosità, tanto che le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole. Questo quadro compare nella prima età adulta, ed è presente in una varietà di contesti. Gli individui con questo disturbo presumono che gli altri li sfruttino, li danneggino o li ingannino, anche quando non vi sono prove che supportino queste aspettative. Sospettano, sulla base di prove insignificanti o inesistenti, che gli altri complottino contro di loro e possano attaccarli improvvisamente, in ogni momento e senza alcuna ragione.
Disturbo Schizoide di Personalità
Le caratteristiche essenziali del Disturbo Schizoide di Personalità sono una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di esperienze e di espressioni emotive nei contesti interpersonali. Questa modalità inizia nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti. Gli individui con Disturbo Schizoide di Personalità sembrano non desiderare l’intimità, appaiono indifferenti rispetto alla possibilità di stabilire relazioni strette, e non sembrano trarre molta soddisfazione del far parte di una famiglia o di un altro gruppo sociale. Preferiscono passare il tempo da soli piuttosto che stare con altre persone. Spesso appaiono socialmente isolati o “solitari”, e quasi sempre scelgono attività o passatempi solitari che non implicano l’interazione con gli altri. Provano piacere in poche o nessuna attività. Vi è di solito una ridotta capacità di provare piacere per esperienze sensoriali, fisiche o interpersonali, come camminare sulla spiaggia al tramonto o fare sesso. Questi individui non hanno amici stretti o confidenti, eccetto talora un parente di primo grado; spesso sembrano indifferenti all’approvazione o alle critiche degli altri, e non sembrano essere preoccupati da ciò che gli altri possono pensare di loro. Possono mostrare un aspetto mite senza reattività emotiva visibile, e raramente ricambiano gesti o espressioni del volto, come sorrisi o cenni del capo.
Disturbo Schizotipico di Personalità
La caratteristica essenziale del Disturbo Schizotipico di Personalità è un quadro pervasivo di deficit sociali ed interpersonali, accentuati da un disagio acuto, da una ridotta capacità per le relazioni strette e da distorsioni ed eccentricità comportamentali. Questa modalità inizia nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti. Gli individui con Disturbo Schizotipico di Personalità spesso hanno idee di riferimento (cioè, interpretazioni scorrette di avvenimenti casuali e di eventi esterni come se avessero un significato particolare ed insolito specificatamente per la persona).
Disturbo Antisociale di Personalità
La caratteristica essenziale del Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta nella fanciullezza o nella prima adolescenza e continua nell’età adulta. Gli individui con il Disturbo Antisociale di Personalità non riescono a conformarsi alle norme sociali secondo un comportamento legale. Possono compiere ripetutamente atti passibili di arresto (che vengano arrestati o meno) come distruggere proprietà, molestare gli altri, rubare o svolgere attività illegali. Le persone con disturbo non rispettano i desideri, i diritti o i sentimenti degli altri. Sono frequentemente disonesti e manipolativi per trarre profitto o piacere personale.
Disturbo Borderline di Personalità
Le caratteristiche essenziali del Disturbo Borderline di Personalità sono una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’autostima e dell’umore e una marcata impulsività che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità compiono sforzi disperati per evitare abbandoni reali o immaginati. La percezione della separazione o del rifiuto imminenti, o la perdita di qualche strutturazione esterna, possono portare ad alterazioni profonde dell’immagine di sé, dell’umore, della cognitività e del comportamento. Gli individui con questo disturbo manifestano impulsività in almeno due aree potenzialmente dannose per sé. Possono giocare d’azzardo, spendere soldi in modo irresponsabile, fare abbuffate, abusare di sostanze, coinvolgersi in rapporti sessuali non sicuri o guidare spericolatamente. Gli individui con il Disturbo Borderline di Personalità manifestano ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamenti automutilanti. Il suicidio riuscito si verifica nell’8-10% di tali individui, e i gesti automutilanti (per es., tagliarsi o bruciarsi) e le minacce e i tentativi di suicidio sono molto comuni. La tendenza ricorrente al suicidio è spesso la ragione per cui questi individui chiedono aiuto. Gli individui con Disturbo Borderline di Personalità possono manifestare instabilità affettiva dovuta ad una marcata instabilità dell’umore, sentimenti cronici di vuoto, frequentemente esprimono rabbia inappropriata ed intensa, o hanno difficoltà a controllare la propria rabbia.
Fonte: © DSM-IV-TR Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali - Text Revision, 2002
Disturbi psichiatrici gravi e
La Comunità Terapeutica Riabilitativa è particolarmente indicata per il trattamento dei disturbi psichiatrici gravi laddove, indipendentemente dalla patologia, dall'età, dallo stato sociale, le tradizionali modalità di intervento (farmacologico, psicoterapico, intervento territoriale ambulatoriale e domiciliare, attività riabilitative, ricovero ospedaliero) si sono rivelate inefficaci hanno perduto progressivamente le loro valenze. A differenza di altre strutture (reparti ospedalieri, ambulatori, studi professionali) che rappresentano il luogo separato per specifici trattamenti (farmacoterapia, psicoterapia individuale o di gruppo etc.) o di strutture residenziali che forniscono prevalentemente i supporti necessari alla vita quotidiana (Case Alloggio, Appartamenti Protetti, etc), la Comunità si costituisce come luogo che dall'interazione delle sue funzioni e dal particolare coinvolgimento di tutte le sue componenti trae il significato terapeutico-riabilitativo più saliente enfatizzando il ruolo terapeutico del contesto ambientale. In particolare il trattamento all’interno della C.T.R. è consigliato per le seguenti categorie di disturbi:
La Schizofrenia è un disturbo che dura almeno 6 mesi e implica almeno un mese di sintomi della fase attiva (per es., due [o più] dei seguenti sintomi: deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico, sintomi negativi). In questa sezione sono pure incluse le definizioni per i sottotipi della Schizofrenia (Paranoide, Disorganizzata, Catatonica, Indifferenziata e Residua).
Il Disturbo Schizofreniforme è caratterizzato da un quadro sintomatologico equivalente a quello della Schizofrenia eccetto che per la sua durata (per es., il disturbo dura da uno a sei mesi) e per l’assenza del requisito che prevede un deterioramento del funzionamento.
Il Disturbo Schizoaffettivo è un disturbo nel quale un episodio di alterazione dell’umore e i sintomi della fase attiva della Schizofrenia ricorrono assieme e sono preceduti o seguiti da almeno due settimane di deliri o allucinazioni senza rilevanti sintomi della sfera affettiva.
Il Disturbo Delirante è caratterizzato da almeno un mese di deliri non bizzarri in assenza di altri sintomi della fase attiva della Schizofrenia. Sono altresì presenti i vari sottotipi del disturbo.
Il Disturbo Psicotico Breve è un disturbo che dura più di un giorno e si risolve entro un mese.
Il Disturbo Psicotico Condiviso è caratterizzato dalla presenza di un delirio in un soggetto che viene influenzato da qualcun altro con un delirio stabilizzato di contenuto simile.
Nel Disturbo Psicotico Dovuto a una Condizione Medica Generale si valuta che i sintomi psicotici siano una conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale.
Nel Disturbo Psicotico Indotto da Sostanze si valuta che i sintomi psicotici siano una conseguenza fisiologica diretta di una sostanza d’abuso, di un farmaco, o della esposizione a una tossina.
Il Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato viene incluso per classificare quadri psicotici che non soddisfano i criteri per alcuno dei Disturbi Psicotici specifici definiti in questa sezione, o per definire una sintomatologia psicotica a riguardo della quale si possiedono informazioni inadeguate o contraddittorie.
Fonte:
© DSM-IV-TR Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali - Text Revision, 2002
Caratteristiche del Disturbo Schizofrenico
La Schizofrenia è un entità clinica complessa ed articolata che compromette seriamente i diversi ambiti di funzionamento dell’individuo (lavorativo, sociale, interpersonale ecc.); generalmente la caratterizzazione sintomatologica e la gravità del quadro dipende da diversi fattori (ad es. il sottotipo, l’ età d’insorgenza, l’aderenza al trattamento, il sostegno sociale ecc.) che concorrono a definire l’espressione individuale del disturbo. La sintomatologia è suddivisa in “positiva” e “negativa”: i sintomi positivi riflettono un eccesso o una distorsione delle funzioni normali mentre i sintomi negativi riflettono una riduzione o la perdita di tali funzioni; possono dunque essere presenti sintomi positivi del contenuto di pensiero (deliri), della percezione (allucinazioni), del linguaggio e della comunicazione (eloquio disorganizzato), e del controllo del comportamento (comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico), e sintomi negativi (le famose tre A) che si manifestano nelle espressioni emotive (appiattimento dell’affettività), nella fluidità e nella produttività del pensiero e dell’eloquio (alogia), e nell’iniziare comportamenti finalizzati a una meta (abulia). La schizofrenia può esprimersi con diverse manifestazioni psicopatologiche quali la fluttuazione dell’umore che può oscillare, anche repentinamente, da uno stato prevalentemente depressivo a forme ipertimiche o disforiche. Spesso la modulazione dell’affettività risulta inadeguata o incongrua, lo schizofrenico, specie nella forma Disorganizzata, può dar vita a tutta una serie di manifestazioni (verbali, mimiche, pantomimiche) affettive inadeguate rispetto al contesto. Attività normali e necessarie (ad es. mangiare, vestirsi, comunicare, uscire ecc.) possono essere compromesse dalla presenza di costruzioni deliranti, ad es. il soggetto può temere che il cibo sia avvelenato o che i vestiti siano “abitati” da presenze maligne, che possono bloccarlo in uno stato di passività o di bellicosa attesa. Le manifestazioni possono riguardare anche l’aspetto psicomotorio che può oscillare dall’iperattività fino all’immobilismo assoluto, spesso sono presenti alterazioni motorie (per es., smorfie facciali, posture fisse, manierismi, comportamenti ritualistici); anche il normale ciclo sonno-veglia può essere compromesso o addirittura invertito, in questi casi l’individuo appare attivo ed energico durante la notte e tende a dormire durante il giorno. Il disturbo può inoltre essere caratterizzato dalla presenza di fobie, stati d’ansia generalizzati, preoccupazioni somatiche, derealizzazione/depersonalizzazione che possono assumere forme deliranti. Anche le manifestazioni comportamentali auto ed etero- aggressive rappresentato aspetti problematici del disturbo: in particolare la frequenza del comportamento violento è più comune nei giovani adulti maschi che abusano di sostanze, hanno alle spalle storie di violenze e presentano una scarsa aderenza al trattamento; il suicidio, che si presenta con una frequenza del 10%, è invece più comune nei soggetti maschi al di sotto dei 45 anni che presentano sintomi depressivi, altri fattori di rischio sono la recente dimissione ospedaliera e la disoccupazione. In ogni caso il rischio di suicidio nella popolazione schizofrenica è più alto che nella popolazione generale. Spesso alla Schizofrenia si accompagnano anedonia, una generalizzata perdita di interesse e piacere, e problemi di attenzione e concentrazione.
Schizofrenia Tipo Paranoide
La manifestazione fondamentale della Schizofrenia di Tipo Paranoide è la presenza di deliri o allucinazioni uditive coerenti con il tema dominante che tipicamente è rappresentato da un delirio di persecuzione e/o di grandiosità. I rapporti interpersonali sono tipicamente incentrati sulla polemica, la permalosità, il sospetto e la diffidenza; in genere tali rapporti mancano di fiducia ed intimità e si limitano ad una conoscenza superficiale, formale o artificiosa. I deliri persecutori possono fomentare il rischio di suicidio mentre la concomitanza del tema della grandiosità può spingere il soggetto a comportamenti violenti. A differenza di altre forme di Schizofrenia, il Tipo Paranoide è quello che consente un miglior adattamento funzionale, specie in ambito lavorativo e dell’autonomia.
Schizofrenia Tipo Disorganizzato
Il Tipo Disorganizzato si caratterizza per la marcata disorganizzazione dell’eloquio, del comportamento e dell’affettività che tipicamente si presenta povera o incongrua. I sintomi produttivi, se sono presenti, risultano scarsamente organizzati e frammentati. In genere questo tipo di Schizofrenia ha un esordio insidioso e si innesta in strutture di personalità già depauperate.
Schizofrenia Tipo Catatonico
Il Tipo Catatonico si caratterizza per un marcato disturbo psicomotorio che può manifestarsi con arresto motorio, negativismo, attività motoria estrema, ecolalia, mutacismo. L’attività motoria estrema è afinalistica ed indipendente da fattori esterni. Il quadro può essere arricchito da altre manifestazioni quali stereotipie o manierismo.
Schizofrenia Tipo Indifferenziato
Il tipo Indifferenziato viene diagnosticato quando il quadro non soddisfà i criteri del Tipo Paranoide, Disorganizzato e Catatonico.
Schizofrenia Tipo Residuo
Il tipo Residuo viene diagnosticato quando il quadro attuale non presenta sintomi produttivi rilevanti (e dopo almeno un episodio di Schizofrenia ben sviluppato) e i sintomi negativi (apatia, alogia, abulia) dominano il quadro. Questo tipo può rappresentare una via di mezzo tra un episodio acuto e una remissione completa, anche se a volte il quadro può mantenersi stabile per molti anni.
Caratteristiche del Disturbo Schizoaffettivo
Il Disturbo Schizoaffettivo è un entità clinica complessa ed articolata che compromette seriamente i diversi ambiti di funzionamento dell’individuo (lavorativo, sociale, interpersonale ecc.); in genere il disturbo si manifesta con una marcata riduzione della produttività lavorativa, compromissione della sfera sociale e affettiva, disinteresse per il proprio aspetto. Il Disturbo Schizoaffettivo è correlato sia ad un aumento del comportamento suicidario che all’insorgenza di altri disturbi di Asse I quali Disturbo dell’Umore, Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme e Disturbo Correlato a Sostanze.
Caratteristiche del Disturbo Delirante
Un elemento imprescindibile ai fini della diagnosi del Disturbo Delirante è sicuramente il significato che si attribuisce al termine bizzarro; infatti la bizzarria del delirio demarca la schizofrenia dal disturbo delirante che, per definizione, è caratterizzato dalla presenza di deliri non bizzarri. Generalmente per delirio bizzarro si intende una costruzione di significati, non scalfibili dalla critica o da prove che la mettono in discussione, inverosimili, incomprensibili rispetto alle normali esperienze (condivise dalla stessa cultura di appartenenza dell’individuo) della vita; ad esempio il soggetto può essere convinto di essere stato deprivato dei propri organi senza che il proprio corpo presenti le tracce (ferite o cuciture) evidenti di quanto affermato. Al contrario i deliri non bizzarri fanno riferimento a costruzioni che, per quanto inverosimili, sono tuttavia plausibili o in armonia con le “normali” esperienze della vita; ad esempio essere avvelenati, perseguitati, traditi o amati a distanza. Spesso negli individui affetti dal disturbo sono presenti idee di riferimento coerenti con la costruzione delirante; l’umore dei soggetti affetti del disturbo è in genere disforico, irritabile o francamente depresso. Il disturbo interferisce negativamente con la sfera affettiva, lavorativa ed interpersonale del soggetto e/o delle persone che lo circondano. Il Disturbo Delirante può essere associato al Disturbo Ossessivo-Compulsivo, al Disturbo di Dismorfismo Corporeo, e ai Disturbi Paranoide, Schizoide, o Evitante di Personalità.
Caratteristiche del Disturbo Psicotico Breve
Nonostante la brevità il Disturbo Psicotico Breve può avere esiti problematici se non francamente drammatici dato che l’esordio, oltre ad essere caratterizzato da un aumento del rischio di suicidio, è accompagnato da manifestazioni psicopatologiche che comprendono agitazione, sbalzi d’umore e confusione mentale che possono compromettere seriamente la vita del soggetto.
Caratteristiche del Disturbo Psicotico Condiviso
Nel Disturbo Psicotico Condiviso si realizza un specie di “contagio” in cui il sistema delirante di un individuo (caso primario) viene condiviso da un altro individuo con cui si trova in relazione; in genere gli individui che condividono un sistema delirante hanno una relazione molto stretta come quella che sussiste tra marito e moglie o tra genitore e figli. Spesso gli individui che condividono il disturbo manifestano un atteggiamento sospettoso o di completa chiusura rispetto all’ambiente interpersonale esterno; normalmente il “caso primario” risulta più grave e compromesso del “secondario. In genere l’allontanamento dal caso primario sortisce effetti positivi su chi condivide il disturbo.
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